30 October 2012

IL CORPO SOLITARIO. L'AUTOSCATTO a Palazzo del Duca, Senigallia

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Stefania Beretta, 1# Self-Portrait London, 2005



IL CORPO SOLITARO. L’autoscattO.

Emanuela Barbi, Stefania Beretta, Isabella Bona, Maria Bruni, Marina Buratti, Maurizio Cesarini, Marco Circhirillo, Antonio D’Agostino, Pier Giorgio De Pinto, Moria De Zen, Francesca Della Toffola, Luigi Di Sarro, Isabella Faldo, Rosalia Filippetti, Giovanni Gaggia, Lucia Gangheri, Debora Garritani, Werther Germondari, Milena Giacomazzi, Tea Giobbio, Libera Mazzoleni, Miss Tumi-Stufi, Maria Mulas, Sabrina Muzi, Simona Palmieri, Monica Palumbo, Virginia Panichi, Elisa Pavan, Sara Pellegrini, Stella Pellegrini, Andreina Polo, Edoardo Romagnoli, Lavinia Stefanini, Alessandra Tescione, Mona Lisa Tina, Marilena Vita, Rita Vitali Rosati, Emiliano Zucchini.

a cura di Giorgio Bonomi

Vernissage: sabato 3 novembre 2012 alle ore 18.00

Palazzo del Duca, Senigallia
3 – 18 novembre 2012


In questa mostra, che prende l’idea dal recente libro del curatore Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea, Editore Rubbettino, si presentano artisti che con la fotografia hanno messo in pratica le modalità dell’autorappresentazione, spesso evidenziando una poetica di “solitudine”.
Si parte dal proprio corpo come elemento primario di sé e, soli con se stessi, si ricerca una rappresentazione che può essere “reale” o “possibile”, tragicamente data o felicemente ipotizzata.
Per “autoscatto” si intendono tutte le forme possibili con cui questo può realizzarsi: dall’autoscatto vero e proprio (con il temporizzatore, con la macchina fotografica in mano, con il flessibile, con il telecomando) alla fotografia realizzata da un assistente il cui compito è meramente esecutivo: così possiamo usare molte definizioni, per le realizzazioni ottenute con questa tecnica che è anche una poetica, come “autoritratto”, “percezione di sé”, “identità”, “allo specchio”, e molte altre, per quel concetto di “autorappresentazione” che l’artista, da sempre, ha tentato.
La pratica dell’autoscatto è enormemente diffusa in tutto il mondo, soprattutto negli ultimi anni, qui si presentano un ristretto, ma significativo gruppo di artisti, in prevalenza di genere femminile infatti, altra caratteristica del campo dell’autoscatto è proprio le numerosa presenza femminile europea che, al di là delle differenze, anche anagrafiche, hanno tutti un notevole curriculum artistico e professionale di livello internazionale.


Pier Giorgio De Pinto, Episodic Nature of Myself, 2009


È caratteristica dei nostri tempi l’apparizione di un modo nuovo di riflessione sulla propria identità, sul proprio corpo, sulla conoscenza di sé. Finito lo “scandalo”, finita la necessità ontologica di una autodefinizione, l’artista ha cominciato a indagare su se stesso come oggetto di conoscenza, da un lato, e come soggetto di narrazione, dall’altro: la metodologia dell’autorappresentazione è apparsa la più funzionale e la più appropriata per simili operazioni; la stessa componente narcisistica, certamente presente, assume un valore diverso se leggiamo il mito greco non come esempio di futile vanità (Narciso muore affogato o di consunzione, a seconda delle versioni, perché innamorato di sé) bensì come esemplificazione dell’operazione del conoscere, cioè il percepire l’altro da sé (ciò che sta davanti al soggetto conoscente) e comprenderlo (che, etimologicamente, significa “prendere insieme”, “afferrare”), per cui Narciso muore nel tentativo di “afferrare” la sua immagine “riflessa” sull’acqua proprio per conoscere se stesso, cioè con l’“autoriflessione”, e si consideri che possiamo conoscere la parte più significativa del nostro corpo – il volto – solo con lo specchio, che ci “riflette”: con il mito di Narciso si evidenzia che il desiderio di conoscere comporta rischi estremi, fino alla morte, come insegna anche l’altro grande mito sulla conoscenza, l’Ulisse dantesco.
È evidente che in questa odierna società, sempre più spersonalizzata e basata sull’immateriale, il percorso di riappropriazione non può che partire da se stessi e dal proprio corpo: l’autorappresentazione, quindi, permette di evitare mediazioni, funziona come “specchio”. Un altro dato interessante consiste nel fatto che, come si è accennato, tra gli artisti che usano l’autorappresentazione, sono prevalenti le donne, per spiegare il fenomeno possiamo ricorrere a tutte le categorie indicanti le caratteristiche femminili: intimità, riservatezza, immediatezza, pudore, e così via, se non le interpretiamo in modo mellifluo e se accettiamo la lezione del femminismo più accreditata che prevede non l’uguaglianza bensì l’esaltazione delle differenze di genere.
Infine, ma a rigor di logica sarebbe la prima domanda da cui partire, dobbiamo chiederci: perché proprio la metodologia dell’autorappresentazione? Riteniamo che, oltre alle motivazioni sopra esposte, questa forma di rappresentazione/espressione permetta all’artista di unificare soggetto ed oggetto senza mediazioni e di usufruire di una completa “solitudine” nell’atto creativo. Se, infatti, quando l’artista riprende una realtà altra con la camera fotografica, abbiamo l’ingranaggio di tre elementi – il soggetto che riprende, la macchina, l’oggetto ripreso – con l’autoscatto il primo e il terzo si unificano quasi fagocitando, per così dire, il secondo. Tutto ciò permette di evitare, almeno a livello concettuale e metodologico, ogni interferenza esterna, positiva o negativa, e l’autore si trova “solitario” e carico di una responsabilità, etica ed estetica, maggiore e con una dose assai più ampia di rischio: ma la sfida crediamo, come si può vedere anche in questa mostra, ha dato risultati assai interessanti.

Giorgio Bonomi, 2012





THE SOLITARY BODY: SELF-PORTRAITURE.

Emanuela Barbi, Stefania Beretta, Isabella Bona, Maria Bruni, Marina Buratti, Maurizio Cesarini, Marco Circhirillo, Antonio D’Agostino, Pier Giorgio De Pinto, Moria De Zen, Francesca Della Toffola, Luigi Di Sarro, Isabella Faldo, Rosalia Filippetti, Giovanni Gaggia, Lucia Gangheri, Debora Garritani, Werther Germondari, Milena Giacomazzi, Tea Giobbio, Libera Mazzoleni, Miss Tumi-Stufi, Maria Mulas, Sabrina Muzi, Simona Palmieri, Monica Palumbo, Virginia Panichi, Elisa Pavan, Sara Pellegrini, Stella Pellegrini, Andreina Polo, Edoardo Romagnoli, Lavinia Stefanini, Alessandra Tescione, Mona Lisa Tina, Marilena Vita, Rita Vitali Rosati, Emiliano Zucchini.

curated by Giorgio Bonomi

Vernissage: Saturday 3 November 2012 at 6.00 p.m.

Palazzo del Duca, Senigallia
3 – 18 November 2012


The exhibition is based on the most recent book by the philosopher Giorgio Bonomi: Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea (Solitary Bodies. The Self-Portrait in Contemporary Photography), published by Rubbettino. A selection of works by authors cited in the book, in whose work self-representation is manifest as a significant statement, will be shown.
Many of those works come under the heading of poetic loneliness – Solitude.


Stefania Beretta, 1# Self-Portrait London, 2005


The point of departure is the photographer’s own body. Alone, with just themselves for company, they use the body as the primary element of artistic discourse for developing representation, which may appear ‘real’ or ‘possible’, may tragically surrender or be the visualisation of a felicitous hypothesis. The term ‘self-timer’ subsumes all forms of photographic expression leading to self- portraits (timed or untimed exposure, hand-held or tripod-steadied camera, aided by Telecommander software, with or without the assistance of another person): technique fuses with poetry as self-portraits, perceptions of self, identity or mirror – concepts that are constants in art. Even though the range of this exhibition encompasses the world, notably contemporary stances, it concentrates on a small group of outstanding artists, primarily women art photographers of international renown since this is where the self-timer-produced picture comes into its own – overriding cultural or biographical differences. Characteristically, the need for reflection on one’s own identity, body and body consciousness is currently gaining in significance. Any whiff of ‘scandal’ that might be associated with this need is a thing of the past so an ontology of auto- definition is unnecessary. On the contrary, this is research that focuses on the self as partner, as the subject of narration. On the other hand, the methodology of self-representation has proven its functional worth and is suited to a wide variety of performances.
The narcissistic component, although present, is displaced if we interpret the Greek myth not as trivial vanity (Narcissus drowns himself or starves to death, depending on the version used, because he is in love with himself ) but rather as symbolising a process leading to self-awareness, i.e. as promoting knowledge that transcends the self, comprehension and consciousness in a deeper sense. Narcissus dies in an attempt to grasp or understand. We know the focal point of our bodies, our faces, only with the aid of a mirror. Hence the Narcissus myth illustrates the circumstance that the desire for self-knowledge is linked with dangers so great that they can lead to the seeker’s death, as Dante’s Odysseus so tellingly shows.

It is quite obvious that in today’s society the recovery of a lost identity or affirmation of identity must begin with the self and one’s own body. Eliminating intermediaries, self-representation functions as a mirror. It takes into consideration intimacy, reticence, immediacy, modesty, etc – characteristics that appeal to many artists, both men and women. Self-representation makes possible the union of object and subject and concretises it in an intimate dialogue with extrinsic factors excluded. The artists whose works are shown here are committed to an enhanced level of responsibility, on both the ethical and the aesthetic planes, a stance at once risky and provocative: meeting this challenge has led to intense and convincing works.

Giorgio Bonomi, 2012



Giorgio Bonomi è nato a Roma nel 1946, vive a Perugia. Dopo un periodo di studi e scritti di filosofia politica, tra cui il libro Partito e rivoluzione in Gramsci, ed. Feltrinelli 1973, la collaborazione a “il Manifesto”, si è dedicato all’arte contemporanea come critico, curatore di mostre, saggista e fondando e dirigendo la rivista “Titolo”. Ha diretto il Centro Espositivo della Rocca Paolina di Perugia dal 1994 al 1999. È stato il Direttore della Fondazione Zappettini (Chiavari e Milano) che si occupa della pittura analitica, e della  Biennale di Scultura di Gubbio. Tra le circa duecento mostre curate in Italia e all’estero, ricordiamo: Plessi; Beuys. Difesa della Natura; le Biennali di Scultura di Gubbio del 1992, 1994, 2006, 2008; 3 X Monochrom: Fontana, Manzoni, Pinelli; Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica. Dirige la Collana Arte contemporanea di Rubbettino Editore, presso cui ha pubblicato gli ultimi suoi due libri, La disseminazione. Esplosione, frammentazione e dislocazione nell’arte contemporanea; Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea.

Giorgio Bonomi was born in Rome in 1946, lives and works in Perugia. After university, writings in political philosophy, including Partito e rivoluzione in Gramsci, published by Feltrinelli, 1973, and collaboration with il Manifesto before devoting himself to contemporary art as a critic, curator, writer and general editor of the contemporary art periodical Titolo. Director of the Centro Espositivo della Rocca Paolina in Perugia from 1994 until 1999. Director of the Fondazione Zappettini (Chiavari and Milan), focusing on analytical painting, and head curator of the Biennale di Scultura di Gubbio (Gubbio Sculpture Biennale). He has curated some 200 exhibitions, including: Plessi; Beuys. Difesa della Natura; the Biennali di Scultura di Gubbio 1992, 1994, 2006, 2008; 3 X Monochrom: Fontana, Manzoni, Pinelli; Pittura 70. Pittura pittura e astrazione analitica. General editor of Collana Arte contemporanea at Rubbettino, where his most recent writings have been published: La disseminazione. Esplosione, frammentazione e dislocazione nell’arte contemporanea; Il corpo solitario. L’autoscatto nella fotografia contemporanea.